Il 2013 è stato un anno a due velocità per l’industria della gioielleria, uno dei comparti di punta del manifatturiero nazionale del lusso.
Nel primo semestre il settore accusava ancora gli effetti negativi della prolungata crisi economica, soprattutto sul mercato interno. Una tendenza negativa solo in parte attenuata da un recupero, sia pure parziale, delle esportazioni. Successivamente si è iniziata una fase di parziale recupero delle vendite complessive, grazie anche al ridimensionamento dei prezzi alla produzione, generato dallo sboom dei corsi delle materie prime preziose.
Il preconsuntivo dell’intero 2013 si caratterizza con un aumento – rispetto al 2012 – delle esportazioni: +8% in valori nominali. Più consistente (dell’ordine del +16%) in termini reali, al netto dei mutamenti dei prezzi. Da questi andamenti è emerso un ulteriore balzo in su del valore medio unitario, generato dai crescenti contenuti qualitativi dei gioielli italiani inviati sui mercati mondiali. Un valore che è più del doppio del corrispondente valore calcolato per i gioielli importati. Il settore conserva un forte vantaggio competitivo nella produzione, ma presenta ancora evidenti sofferenze nella competitività distributiva (in Italia e all’estero): dalla bassa quota di prodotti contrassegnati da marchi apprezzati e dalla limitata rete di punti vendita diretti. Lasciando quindi campo aperto all’attività dei buyer.
Rimane ancora penalizzata la domanda interna a causa dell’ulteriore riduzione del reddito medio disponibile delle famiglie italiane. Riduzione che è stata ripetutamente rilevata da Istat e Banca d’Italia.
Le tendenze riportate sopra sono in linea con quelle pubblicate oggi dal W.G.C. Nell’intero 2013 la domanda mondiale di oro da parte della gioielleria è cresciuta del +16,5% in quantità (tonn.) rispetto a un anno prima. Per contro, in valore è stimato una flessione del -1,5% a causa del ricordato arretramento del prezzo dell’oro.
Le diverse dinamiche della domanda hanno comunque consentito un recupero della produzione (+7,5% nel corso del 2013), dopo un quinquennio di arretramenti.
Segnali positivi – peraltro deboli e incerti – si sono presentati anche nei primi mesi del 2014, ma il volume del giro d’affari rimane ancora lontano dai livelli massimi raggiunti prima della crisi. Segnali che provengono dalla ripresa degli investimenti nell’innovazione di prodotto e di processo (attraverso nuovi materiali e nuove tecniche digitali), dal ricordato innalzamento del valore aggiunto e dal contemporaneo allargamento della base della piramide dei consumi in funzione del ridimensionamento dei prezzi dei gioielli destinati al consumatore finale.
Un ulteriore miglioramento del settore si trova anche nella razionalizzazione della gestione aziendale. In particolare, nella riduzione delle scorte (materie prime, componenti e prodotti finiti) attraverso analisi puntuali delle modificazioni della lunga filiera distributiva e – naturalmente – delle tendenze dei gusti dei consumatori finali. By Franco Marchesini
Industria orafa italiana: +8% di export nel 2013
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