di Donna Jewel
Il primo appuntamento virtuale con il Grand Tour fa tappa a Todi, all’interno di un edificio medievale che ospita il laboratorio del maestro orafo Giovanni Corvaja (foto in evidenza). Il racconto della sua storia inizia dall’infanzia vissuta a Padova: «Fin da bambino giocavo con i metalli pesanti che trovavo nei laboratori dei miei genitori che erano ricercatori e professori di chimica. Rimasi così incantato dai metalli nobili che, a undici anni, chiesi per Natale un kit per fondere l’argento e a 13 anni iniziai il mio studio dedicato all’arte e al gioiello». Dopo il trasferimento a Londra per studiare al Royal College of Art, nel 1992 Giovanni Corvaja decide di tornare a Padova per approfondire gli studi sull’arte orafa in Italia. Dopo anni di studio e ricerca, il suo laboratorio dà vita a gioielli che sono vere e proprie opere d’arte in contatto con la bellezza. «La bellezza è qualcosa di molto personale che credo si possa assorbire fin da bambini per osmosi. Si tratta di connessioni e di percezioni. Sono sempre stato molto sensibile alla bellezza e mi piace esserne circondato durante il processo di creazione». Nello specifico, questo processo parte dalla fusione del lingotto, in oro o in platino, da cui il metallo assume una vera e propria identità. «Il lingotto alle sue estremità presenta due atomi. Quando il metallo viene tirato fino a raggiungere spessori piccolissimi questi atomi sono ancora connessi. E’ una connessione chimica e fisica. Vengono dislocati ma mai separati. Il mio lavoro non parla di addizione o sottrazione ma dislocamento, malleabilità, di rispetto verso la materia». I suoi gioielli, esposti negli anni in alcuni dei più famosi musei internazionali come il MoMA di New York, il Dallas Museum of Art, il Victoria & Albert Museum a Londra e la National Gallery of Australia a Camberra, giocano con i contrasti.
«Nel tempo è diventata una sfida per me rendere il filo del metallo nobile sempre più sottile. I gioielli che creo racchiudono centinaia di chilometri di filo d’oro o di platino e lo spessore dei fili è sottilissimo, fino a 0.05 millimetri. Mi piace ricercare sempre il contrasto nei materiali in modo che la vastità e le dimensioni ridotte possano coesistere in un’unica realtà. Prendiamo per esempio la mia spilla pentagonale. In questo caso il contrasto è dato dal pentagono in oro 22 carati che, quasi come una gabbia, racchiude centinaia di migliaia di filamenti di platino che tengono insieme piccoli granuli d’oro. La massa caotica dei fili all’interno della spilla è in netto contrasto con la struttura esterna, pulita e lineare».
Un altro gioiello sicuramente rappresentativo dell’arte di Giovanni Corvaja è il bracciale Cuff in cui il metallo è talmente allungato e sottile da ricreare al tatto la sensazione di una pelliccia. «Ho realizzato questo bracciale in 1250 ore di lavoro. È composto da più di un milione di sottilissimi fili in oro 22 e 18 carati che, nel complesso, raggiungono una lunghezza di 68 chilometri. Lo spessore di ogni filamento è di circa 1/5 del capello umano». Sicuramente frutto di una grande passione, l’arte di Giovanni Corvaja è un’eccellenza indiscussa del territorio padovano. «L’eccellenza è un cocktail di ingredienti differenti: competenza, idee, creatività e design, abilità nel trasformare l’idea nell’oggetto. C’è poi una componente emozionale molto importante che risiede nella passione. Credo che non sia possibile fare niente di eccellente senza che vi si metta il cuore!». L’incontro virtuale si conclude con un’ultima riflessione sul processo di ispirazione. «Nel mio lavoro esiste un momento per la creatività e un momento per la realizzazione dell’opera. Quando sono nella fase della creatività, devo lasciare la mente totalmente libera dalle distrazioni in modo che tutti gli impulsi possano entrarvi a farne parte. Quando invece mi è chiaro cosa realizzare, posso concentrarmi al massimo nella realizzazione. Non ho mai avuto il problema di non sapere cosa fare, ma piuttosto di non avere abbastanza tempo per realizzare tutte le mie idee». Finita la diretta e spenta la tecnologia, Giovanni Corvaja torna a fondere i metalli preziosi che diventeranno infiniti chilometri di filo continuo.