di Laura Inghirami
Francesca ed Elena (foto in evidenza, da sinistra) si sono conosciute a Roma, all’interno della Maison Fendi, nell’ufficio stile pellicce e ricami. Fin da subito è scattata un’alchimia professionale che le ha portate nel 2018 a fondare il loro brand, Acchitto. La scelta del nome racchiude molteplici significati: deriva da acchittarsi, un regionalismo che indica l’abbigliarsi allo scopo di essere osservati, ma rappresenta anche la prima mossa nel biliardo. Acchitto, così, assume un significato davvero importante per le due giovani imprenditrici che fanno di questo brand “la loro prima mossa nella vita”.
Come nasce la vostra passione verso il mondo del gioiello?
«Fin da bambina sono sempre stata affascinata dal mondo del teatro e dell’opera e come corista ho fatto tournée in tutta Europa – ricorda Elena – Questa passione mi ha avvicinata prima al mondo del costume e poi a quello della moda e del design». Francesca, invece, è stata sempre «una persona molto curiosa e una ricercatrice instancabile di bellezza. La mia passione verso il gioiello si è delineata naturalmente, attraverso la ricerca e il gusto dello scoprire e dell’investigare gli archivi di moda».
Qual è stato il vostro percorso formativo?
«Mi sono laureata con lode in Fashion Design all’Istituto Europeo di Design di Roma e ho proseguito gli studi alla Marangoni School of Fashion, Art & Design di Milano dopo aver vinto una borsa di studio – continua Elena – Nel 2014 ho presentato la mia prima collezione di abbigliamento ad Altaroma e poco dopo ho iniziato la mia carriera all’interno dell’ufficio stile ricami di Fendi a Roma». «Io, invece, mi sono diplomata all’Accademia del Costume & Moda di Roma e nel 2015 sono stata selezionata come giovane talento da Vogue Italia esponendo al Palazzo Morando per il concorso “Lineapelle for leather talents” – aggiunge Francesca – La mia carriera è iniziata all’interno dell’ufficio stile pellicceria di Fendi e, nello stesso anno, sono stata la prima designer italiana a vincere il LVMH Prize».
Quali sono i vostri ruoli in azienda?
«Non abbiamo ruoli prestabiliti. La creazione per esempio segue un processo molto naturale secondo cui una delle due dà un input e l’altra chiude il cerchio. Condividiamo la stessa visione forse perché, prima di iniziare questo percorso professionale insieme, non ci siamo soltanto basate sulla nostra amicizia ma confrontate anche in ambito lavorativo. Lavorare con una persona è fondamentale per capire se il modo che ha di affrontare un progetto è condiviso e così è stato per noi».
Cosa volete trasmettere attraverso i vostri gioielli?
«I nostri gioielli nascono per trasmettere non solo un’emozione, ma anche un lifestyle. Un concetto che nasce dalla ricerca dell’arte e dalla volontà di tradurla in emozione. Vogliamo inoltre dare la possibilità a chi indossa Acchitto di trasmettere la propria identità attraverso la personalizzazione o la concentrazione sull’aspetto più figurativo del gioiello».
Esiste un gioiello al quale siete particolarmente affezionate?
«Siamo molto affezionate ai Mori veneziani e siciliani che abbiamo rivisitato in chiave moderna dando loro un proprio carattere. I Mori hanno un meccanismo brevettato che permette a chi li indossa di intercambiare il volto. Quando sono nati l’idea era proprio quella di dare ad ognuno la possibilità di scegliere il volto sulla base della propria personalità. Ogni Moro è infatti unico: Uomini, Donne e Ibridi che raccontano vanità, coraggio, amore. Esiste il Moro Innamorato, il Coraggioso, il Fortunato. Allo stesso modo siamo affezionate agli anelli fibbia che si ispirano ai gioielli vittoriani. In particolare, l’anello apribile Coeurage, che significa coraggio ma che allo stesso tempo racchiude la parola coeur (cuore in francese). Questo perché per noi Acchitto è stato, prima di tutto, un atto di coraggio».
cosa caratterizza i vostri gioielli?
«I gioielli Acchitto uniscono culture ed epoche diverse. Nascono da un’ispirazione storica che guarda al futuro attraverso un design che è anche tecnologia e innovazione. I nostri gioielli sono infatti personalizzabili attraverso un meccanismo brevettato. È questo che consente l’intercambiabilità dei Mori. Sono inoltre realizzati in Italia, in collaborazione con i migliori maestri artigiani del nostro Made in Italy che lavorano materiali di alta qualità come gli smalti, gli Swarovski e il bronzo che è bagnato nell’oro 18k».
Come immaginate in brand in futuro?
«Vorremmo continuare a lavorare nell’ottica di rendere le persone libere di esprimere la propria personalità e di provare emozioni attraverso i nostri gioielli. Questa è la più grande soddisfazione unita alla percezione del valore dei nostri gioielli da parte di coloro che li indossano. A partire da questo vorremmo espandere la nostra rete di distribuzione all’estero. E, perché no, considerare negli anni anche altre categorie di prodotto che ben si accostano ai gioielli».