di Laura Inghirami
Architetto, con la passione per il design e radici familiari nella tradizione orafa, Francesca Bianchi oggi si fa portavoce del gioiello in bronzo smaltato artigianalmente, coinvolgendo gli artigiani del suo territorio, quello aretino. E, ricordando la sua prima collezione, lanciata a poco più di vent’anni, invita a perseguire con determinazione i propri sogni.
Come nasce la tua passione verso il mondo del gioiello?
«La mia passione per la tradizione orafa nasce con mio nonno, Loris Franco Bianchi, perito metalmeccanico che negli anni ’70 contribuì allo sviluppo di macchinari innovativi per produrre le prime catene su larga scala per il distretto orafo aretino. Mio nonno successivamente fondò un’azienda di gioielli in oro e mio padre, da giovanissimo, iniziò a distribuire i suoi gioielli a livello commerciale. Gli stessi artigiani che hanno lavorato prima con mio nonno e poi con mio padre oggi lavorano anche con me. La mia passione quindi deriva dalle mie radici. Tuttavia, prima di lanciare la mia prima collezione, ho sentito il desiderio di esplorare altre passioni come l’architettura e il design. Proprio durante questi studi ho cominciato a realizzare gioielli in argento e pietre per mio padre e ad esporli a VicenzaOro. Inoltre, sempre durante la mia formazione, ho lanciato la mia prima linea di gioielli dal nome “Kouture di Francesca Bianchi Design” che nel 2018 è diventata Francesca Bianchi Design».
Qual è stato il tuo percorso formativo?
«Mi sono laureata in architettura a Firenze e, nello stesso periodo, ho frequentato un corso di Design Industriale per poi proseguire a Milano con un master in Yacht Design al Politecnico. Finita l’università, ho lavorato all’interno dello studio di Luca Dini Design come parte del team di progettazione degli yacht di lusso. È stato durante questa esperienza lavorativa che ho pensato a un progetto che mi sta molto a cuore, la Sea Jewel’s Fair: una fiera del gioiello itinerante organizzata all’interno di uno yacht di lusso dove, già ai tempi, sognavo di esporre la mia collezione di gioielli. È un progetto che unisce le mie due più grandi passioni, la gioielleria e la nautica, e che fonde insieme due settori famosi nel mondo per la grande maestria e per il gusto dell’artigianato. Sea Jewel’s Fair fu il mio progetto all’interno dello studio. L’intenzione era di riprogettare gli interni del già esistente 54 m Sea Force One realizzato da Luca Dini. Per la mia innata passione orafa ho deciso allora di dargli una nuova vita come fiera del gioiello e del lusso itinerante che farà tappa nei porti più esclusivi del Mediterraneo. Il progetto è diventato poi la mia tesi di laurea universitaria».
Cosa vuoi trasmettere attraverso i tuoi gioielli?
«Per me il gioiello rappresenta lo specchio di chi lo crea. Per questo voglio trasmettere l’allegria, la gioia di vivere, la spensieratezza, tutti attributi che mi contraddistinguono. Desidero anche esprimere il legame tra la tradizione orafa e la modernità dei miei gioielli, che sono unici nella loro eleganza e attenzione ai dettagli. Allo stesso tempo vorrei che chiunque, indossando Francesca Bianchi Design, si sentisse libero di esprimere sé stesso, la propria personalità e di tradurre con grinta i propri sogni in progetti reali. Mi riferisco a uomini e donne, ma soprattutto alle donne perché credo ci siano ancora molte discriminazioni nella nostra società».
Esiste un gioiello al quale sei particolarmente affezionata?
«Sono particolarmente affezionata al bracciale Chevron nella colorazione Casablanca. È stato il primo pezzo della omonima collezione, un punto di partenza a cui mi sono ispirata per la realizzazione di tutti gli altri. Ogni volta che lo guardo penso che tutto è possibile, nonostante le difficoltà. Ad esempio, è stato difficile all’inizio trovare aziende artigiane che volessero lavorare insieme a me. Lo smalto non veniva utilizzato su grandi superfici ma più per miniature ed essendo giovane e alle prime armi molte aziende credevano fosse un progetto passeggero. È stata la mia determinazione a fare in modo che riuscissi a realizzare quella collezione. Indossare questo bracciale oggi è energia pura».
Quali sono le caratteristiche peculiari dei tuoi gioielli?
«I gioielli Francesca Bianchi Design sono tutti realizzati ad Arezzo con il contributo degli artigiani smaltatori del territorio. Ogni gioiello vede tra i 30 e i 40 passaggi di lavorazione. Sono realizzati in bronzo e smaltati artigianalmente. Internamente sono tutti rifiniti con una tecnica di graffiatura del metallo a intreccio, realizzata attraverso un diamante, che genera un disegno brillante che noi chiamiamo “diamantato a spiga”. Nel tempo questa lavorazione è diventa la mia firma e tutti ci riconoscono anche per questa tipologia di finitura interna. Un’altra caratteristica che ci contraddistingue è che offriamo assistenza gratuita per tutta la vita del gioiello. Il livello del prodotto infatti per me deve sempre rispecchiarne il servizio».
Come immagini Francesca Bianchi Design in futuro?
«Ricordi il progetto di cui ti ho parlato? La Sea Jewel’s Fair? È lì che è iniziato il mio percorso personale. Il mio sogno è quindi di esporre i miei gioielli all’interno di quello yacht che ho progettato, in giro per il mondo. Vorrei quindi unire sempre più tutte le mie passioni: quella per il gioiello, per il mare, per il design di interni e per l’architettura. Oltre a questo, desidero essere sempre più capillare nella rete di distribuzione in negozi multi-brand. Oggi distribuiamo in seicento negozi in Italia. Il nostro target sono le gioiellerie e i concept stores e il desiderio è di ampliare la distribuzione non solo in Italia ma anche all’estero».