di Laura Inghirami
Maraismara, che prende nome dalla sua fondatrice Mara Bragaglia, a partire dal 2016 è diventato il primo laboratorio orafo italiano autorizzato a lavorare l’oro Fairtrade. Nel corso degli anni, poi, la scelta si è allargata anche ad altri materiali responsabili come l’Argentium 935, una lega di argento superiore che contiene solo argento riciclato, alle perle sostenibili, alle pietre preziose e ai diamanti etici. Mara vive a Frosinone dove, tra una lettura e l’altra, si immerge nella creazione dei suoi gioielli poetici seduta al suo banco orafo. Ogni gioiello è ricco di quella filosofia che è anche il punto di partenza del percorso di Mara: “La ricerca del significato nascosto è l’anima di quello che creo”.
Come è nata la tua passione verso il gioiello?
«Ho sempre ascoltato e seguito ciò che più mi appassiona, cercando un perfezionamento continuo attraverso la ricerca. Credo che la passione per questo mondo sia nata del tutto per caso. Da bambina giocavo con le perline, mi dilettavo con la creazione di bracciali e gioielli. Ma è a partire dal 2012 che, incoraggiata dal potenziale dei social media, ho iniziato a rendere partecipi gli altri delle mie creazioni, facendoli fisicamente entrare nel mio laboratorio e condividendo le foto delle mie creazioni. A partire da quel momento Maraismara è diventata la parte più audace di me e anche la più imprevedibile, come la vita».
Qual è stato il tuo percorso formativo?
«Sono sempre stata una divoratrice di libri. Per me interrogare il mondo attraverso i libri è una cosa del tutto naturale. Il primo corso che ho seguito tanti anni fa è stato quello di smaltatura a fuoco organizzato dalla Scuola Orafa Ambrosiana di Milano. Ho anche seguito diversi corsi di incisione e incastonatura a Londra e ad Anversa. La mia formazione però non si ferma mai, c’è ancora tanto da scoprire e approfondire grazie anche ai viaggi».
A proposito, ci racconti del tuo ultimo viaggio nelle Filippine?
«È stato un viaggio incredibile! Ho accompagnato la mia fornitrice di perle in una delle sue abituali visite agli allevamenti. Lì ho potuto vedere con i miei occhi l’impatto del riscaldamento globale, ma anche gli effetti positivi di uno specifico modo di allevare le perle. Anche in questo caso, come per i metalli preziosi, la sostenibilità rappresenta un aspetto fondamentale».
Parlando di oro Fairtrade. Come è nata la decisione di introdurlo in Italia?
«Tutto è nato in maniera naturale, come una risposta coerente a ciò che facevo. Non potevo pensare di creare qualcosa di pregevole ignorando la storia dei materiali utilizzati».
Cosa vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
«Forse la consapevolezza che un significato, seppur nascosto, c’è sempre. Mi piace “raccogliere l’invisibile”».
Quali sono le caratteristiche peculiari dei tuoi gioielli?
«Realizzo artigianalmente tutti i miei gioielli utilizzando l’oro Fairtrade e materiali preziosi con lo stesso valore etico. Mi lascio ispirare da questi valori, dai miei studi e dai reperti nei musei per creare oggetti caratterizzati da originalità e da un senso condivisibile che li renda dei veri e propri talismani, custodi di significati nascosti e portavoce di emozioni».
Esiste un gioiello al quale sei particolarmente affezionata?
«Direi l’anello Goethe. Per me rappresenta la casualità che ha messo insieme tutto. Una delle prime volte che ho incontrato di persona la mia fornitrice di perle, Kira Kampmann, fondatrice di una delle poche aziende al mondo a occuparsi di allevamenti sostenibili, ho acquistato su sua indicazione una perla South Sea di grandi dimensioni senza sapere in che modo avrei potuto utilizzarla. L’ho tenuta con me, quasi come un oggetto sacro, per un anno. Poi, la sera prima di partite per le Filippine, leggendo il verso di Goethe che recita “amore, amore lasciami andare”, ho capito cosa sarebbe diventata. Quella notte, ovviamente, non ho chiuso occhio e, al mattino, l’anello Goethe aveva già preso forma. L’ho portato con me in un sacchetto durante tutto il viaggio, era diventato il mio talismano».
Come immagini Maraismara in futuro?
«Per il futuro più prossimo immagino la nascita di un nuovo laboratorio per Maraismara, fatto di stanze da alchimista e affacciato su una piazza nascosta dove d’estate si leggono poesie. Per il futuro più lontano, invece, mi serve ancora tempo per approfondire e portare alla luce nuove idee».