Paolo Aglione, titolare di una gioielleria a Boscoreale e di un punto vendita a Torre Annunziata, nel 2019 ha lanciato il proprio brand, Pablo Gioielli: la pandemia immediatamente sopraggiunta ha complicato le cose ma al tempo stesso – racconta – gli ha offerto inaspettati spunti di riflessione che hanno arricchito di nuovi significati le sue creazioni, frutto dei suoi tanti viaggi e della sua grande curiosità.
«Sono nato nel napoletano e ho sempre frequentato il territorio di Torre del Greco, coi suoi fantastici coralli, le perle, i cammei, le turchesi e sicuramente anche da qui derivano il mio interesse e il mio amore per i gioielli. Nel 2002, giovanissimo, ho aperto la mia gioielleria a Boscoreale che si è subito distinta per la qualità dell’offerta e dei brand rappresentati, dandomi belle soddisfazioni. Ma nel corso degli anni ho capito quanto profondo in me fosse il desiderio di creare e proporre qualcosa di mio».
Come è arrivato a Pablo Gioielli?
«In negozio capitava di tanto in tanto che qualche cliente mi chiedesse di realizzare un gioiello, partendo magari da una pietra o da una gioia di famiglia e affrontavo questi lavori con entusiasmo perché mi è sempre piaciuto disegnare. Sono stati fondamentali anche i viaggi: ne facevo uno all’anno, partivo a Gennaio, dopo il periodo clou della fine dell’anno e dell’Epifania, e mi catapultavo dall’altra parte del mondo – in Asia, Africa, Sud America – dove ho imparato a conoscere e selezionare le pietre. Dopo anni di esperienza come retailer ho deciso che era giunto il momento di rimettermi in gioco: senza improvvisazioni però! Così, alla bella età di 38 anni, mi sono iscritto al TADS, il corso di Design del Gioiello del Tarì, e sono tornato sui banchi di scuola per un anno, con tanto di frequenza obbligatoria tutti i giorni della settimana e compiti da fare a casa… Nel 2018, mentre mi trovavo in Messico, mi ha raggiunto la notizia che sarei diventato padre. Ho capito che era giunto il momento di iniziare una nuova vita e ho cominciato a concepire il brand, a contattare i laboratori e studiare tutti gli aspetti correlati, dalla distribuzione al logo al packaging, insomma a strutturarmi, e nel 2019 è nato Pablo Gioielli, sintesi di esperienze fatte e di nuove consapevolezze».
Poi è sopraggiunto il Covid. Per questo le collezioni sono tutte legate a temi importanti?
«Di sicuro la pandemia ci ha costretto a ripensare alle cose davvero importanti della vita. Abbiamo fatto tutti una grande abbuffata di digitale, di riunioni online, di social media… Però, diciamo la verità, il “faccia a faccia” è un’altra cosa e ne abbiamo sentito disperatamente la mancanza. Per gli uomini la comunicazione è un fatto primordiale, i primi istanti di una conoscenza sono fondamentali e fulminei, uno scambio di emozioni che passa soprattutto attraverso gli occhi… La mia collezione Communication parla proprio di questo: si dice che gli occhi siano lo “specchio dell’anima” e li ho voluti ricreare coi colori con cui li percepiamo – verde, castano, azzurro – grazie a una doublette di madreperla, tagliata su misura da un artigiano – e vetro colorato. Crazy Love è nata durante il lockdown e ha una storia tutta sua, perché grazie alla mia compagna ho capito veramente cos’è l’amore, e come sia sempre accompagnato da un pizzico di follia che trasforma in gioia e creatività ogni nostro momento. Quindi ho giocato con lettere a incastro che compongono la scritta Love e che, con pietre diverse in abbinamento, comunicano un messaggio forte, di passione e vitalità rispecchiando quel meraviglioso, destabilizzante sentimento che è l’amore. Per Pop Art, invece, ho “giocato” con resine multicolori che ho fatto solidificare. I gioielli di questa collezione sono esuberanti, coloratissimi, e sono pezzi unici e irripetibili, piccole “opere d’arte” non riproducibili che si oppongono a ogni omologazione per essere sempre diverse e sempre diversamente interpretabili».
Disegna tutto lei?
«Sì, io mi occupo dell’acquisto delle materie prime e dei disegni, ma i gioielli nascono dal dialogo continuo con gli artigiani del mio laboratorio. Il confronto è fondamentale».
Come sono state accolte queste prime collezioni? Ha in programma altre novità?
«Devo dire che i riscontri sono stati lusinghieri, ho “conquistato” rivenditori importanti, che hanno saputo capire e valorizzare i miei gioielli. A breve comincerò personalmente una sorta di tour attraverso le più importanti città d’Italia per presentare le mie collezioni a punti vendita selezionati. Ho anche altri progetti: a settembre ho inaugurato la mia seconda gioielleria, in un palazzo storico del centro di Torre Annunziata, in una via di grande passaggio. E poi ho ultimato una nuova collezione, con perle e coralli protagonisti, ma rivisitati anche questa volta in chiave molto personale. È una collezione figlia del mare, che amo moltissimo ed è una presenza costante nella mia vita».
Quindi la pandemia non la lascia pessimista?
«Come dicevo, il Covid ci ha costretto a riflessioni che possono portare a cambiamenti anche positivi nelle nostre vite – senza nulla togliere alla tragedia che è sotto gli occhi di tutti. Sono ottimista per il futuro del nostro settore perché durante il lockdown non sono mancate solo le occasioni per sfoggiare materialmente i gioielli: più profondamente, ci sono mancate le occasioni per fare esperienze, nuove conoscenze, avventurarci in luoghi sconosciuti, insomma per provare emozioni da condividere. Un gioiello secondo me non deve essere confinato alle ricorrenze, ma nasce e ha un senso proprio per questo, per coronare un sogno e completare e arricchire un’emozione. E alla fine del Covid ci sarà tanta voglia di novità, di abbracci, intimità… un’esplosione di emozioni da condividere e celebrare!».
Foto in evidenza: Paolo Aglione