Il fatturato delle aziende e le vendite continuano a crescere secondo le recenti stime elaborate dal Centro Studi di Confindustria Moda per Federorafi. Dal 2020 al 2021, secondo la rilevazione a campione, il fatturato ha segnato un incremento di 3,1 miliardi di euro con vendite pari a 8,8 miliardi, +11,9% rispetto al 2019. Il superamento dei livelli del 2019 interessa solo il 62% delle aziende prese in esame: di queste il 35% ha raggiunto livelli «molto superiori», mentre il 27% si è portato su valori di «poco superiori». Il 15% del campione mostra, invece, di aver ripianato le perdite, con vendite invariate rispetto al 2019. Tra le aziende che, invece, non sono riuscite a colmare il gap, il 4% resta «di poco» al di sotto del fatturato pre-Covid e il 19% indica di aver chiuso l’anno 2021 su livelli «molto inferiori» rispetto al 2019. Parallelamente all’incremento del fatturato, anche le attività produttive O-A-G recuperano un +32,3% su base annua. L’Ottava Indagine Impatto Covid sul settore TMA elaborata dal Centro Studi di Confindustria Moda rileva, inoltre, che il 44% delle aziende a campione ha incrementato il proprio organico, il 50% lo ha mantenuto invariato e solo il 6% ha ridotto il personale. Per quanto riguarda, invece, il primo trimestre del 2022, il 53% delle aziende a campione attende una crescita di fatturato, mentre il 31% si aspetta di rimanere sui livelli del primo trimestre 2021. Il 16%, invece, teme una flessione. Nonostante il miglioramento, il percorso resta comunque minato da diversi fattori che condizionano l’operatività aziendale: l’aumento del costo di materie prime ed energia e il loro difficile reperimento, le restrizioni agli spostamenti internazionali, l’assenza dei lavoratori per motivi legati al Covid e l’aumento del costo dei noli e dei trasporti, senza contare le ripercussioni del conflitto Russia-Ucraina che, al momento della rilevazione, non era ancora scoppiato. «Gli imprevedibili sviluppi del conflitto rischiano di compromettere il positivo trend del settore – ha commentato Claudia Piaserico, presidente di Federorafi – L’area interessata dalla guerra rappresenta poco meno dell’1% delle esportazioni del gioiello Made in Italy ma occorre tener conto che i russi sono importanti acquirenti di gioielli quando si recano all’estero. Il timore è chiaramente dovuto alle conseguenze economiche e psicologiche a livello globale del conflitto, soprattutto se dovesse durare a lungo. L’ormai prossima manifestazione di VicenzaOro sarà sicuramente un primo importante momento di verifica così come le iniziative che stiamo approntando su diversi mercati come l’innovativo progetto riservato al mercato USA riguardante la piattaforma fisica ed online Piazza Italia che con ICE lanceremo a breve a New York».