Vacheron Constantin parte per un viaggio nella storia dell’arte con la nuova serie di orologi Métiers d’Art ispirati a quattro capolavori esposti al Museo del Louvre a Parigi. La partnership tra la maison orologiera e il museo è nata nel 2019 per celebrare la bellezza e ha portato a un’intensa collaborazione tra i maestri orologiai e i curatori delle mostre. Da questo legame è nata una linea di quattro segnatempo ispirati alle antiche collezioni del museo e a quattro periodi storici: l’impero persiano di Dario il Grande, l’età dell’oro dell’antico Egitto, il periodo ellenistico dell’antica Grecia e l’ascesa al potere di Augusto, il primo imperatore romano. I quattro orologi presentano dettagli finemente decorati con smalti champlevé o grisaille, intarsi di pietre, micro-mosaici o incisioni che richiamano il periodo storico corrispondente e che mettono in risalto il talento degli artigiani-artisti di Vacheron Constantin.
Il modello Grand Sphinx de Tanis (grande sfinge di Tanis – Antico Egitto, ca. 2035-1680 a.C.) si ispira alla grande sfinge ritrovata a Tanis, capitale dell’Egitto durante la XXI e la XXII dinastia, alta 1,83 metri e lunga 4,80 metri. È una delle più grandi sfingi conservate fuori dall’Egitto. Arrivò al Louvre nel 1826, come parte della collezione del console britannico Henry Salt. Fu probabilmente scolpita per il re Amenemhat II, di cui reca il cartiglio. Altri sovrani se ne appropriarono apponendovi i loro cartigli: Ipepi, Merenptah e Sheshonq I.
L’orologio Lion de Darius (leone di Dario – Impero persiano degli Achemenidi, 559 – 330 a.C.) omaggia il Fregio dei leoni, realizzato in mattoni smaltati, presente nel primo cortile del palazzo di Dario il Grande a Susa, la capitale dell’Impero persiano achemenide, nel sud-ovest dell’Iran. Dopo essersi liberati dal giogo dei Medi e aver conquistato la Lidia, Babilonia e l’Egitto, gli Achemenidi divennero uno dei più grandi imperi dell’antichità.
Il segnatempo Victoire de Samothrace (Nike di Samotracia – Grecia ellenistica, dinastia antigonide, 277 – 168 a.C.) richiama nelle decorazioni la celebre statua della dea alata Nike (Vittoria) rinvenuta in un santuario greco dedicato ai Grandi Dei nel 1863 sull’isola di Samotracia, nel Mar Egeo settentrionale. La statua rappresenta un’offerta legata a una vittoria navale, probabilmente una di quelle che si svolsero per il dominio della parte orientale del Mediterraneo.
Infine, il modello Buste d’ Auguste (busto di Augusto – Impero romano, dinastia Giulio-Claudia, 27 a.C.- 68 d.C.) riproduce il busto in cui Ottaviano Augusto, figlio adottivo di Cesare, porta una corona di quercia, conferitagli per decisione del senato nel 27 a.C., quando divenne princeps di Roma. Dopo la conquista dell’Egitto e la sconfitta di Marco Antonio, alleato di Cleopatra, Ottaviano mise fine a un lungo periodo di guerre civili che segnarono la fine della Repubblica e la nascita dell’Impero. Ottaviano Augusto fu dunque il primo imperatore romano e gettò le basi di un’organizzazione politica che sarebbe durata quattro secoli. La dinastia Giulio- Claudia, di cui fu il primo rappresentante, terminò con il suicidio di Nerone nel 68 d.C.