È stato appena presentato il Rapporto del Centro Studi Confindustria riguardo la previsione per l’economia italiana nel 2020 e nel 2021. La diffusione del virus a partire da febbraio 2020 ha causato un duro colpo all’economia del nostro Paese che ha dovuto imporre il temporaneo, ma prolungato, blocco di molte attività con conseguente crollo della domanda di beni e servizi. Secondo le ipotesi del Rapporto, se le attività dovessero riprendere quasi totalmente il loro regime nel mese di giugno, questo comporterà una caduta del PIL nel secondo trimestre di circa il 10% rispetto alla fine del 2019.
Il blocco sta avendo ripercussioni anche sui consumi delle famiglie, ristretti ai soli generi alimentari e farmaceutici, che risulteranno decisamente inferiori rispetto a quelli dell’anno scorso (-6,8%). Ma sono gli investimenti delle imprese quelli più colpiti (-10,6%) a causa del forte calo della domanda, dell’aumento dell’incertezza, della riduzione del credito e delle chiusure forzate dell’attività.
Dopo il decreto legge “Cura Italia” di marzo, il Governo ha annunciato anche per il mese di aprile un intervento di circa 25 miliardi di euro a tutela del sistema economico e sociale. Il Centro Studi Confindustria ha stimato che, se le nuove misure in cantiere dovessero essere analoghe a quelle del primo intervento e finanziate integralmente con risorse europee, si potrebbe avere – a parità di altre condizioni e nello scenario di ripresa delle attività produttive – un minor calo del PIL in Italia nel 2020 per circa 0,5 punti rispetto allo scenario di base, senza impatti sul deficit pubblico.
Parlando, invece, di rilancio dell’economia del Paese, il CSC ha realizzato due simulazioni con il modello econometrico. Le stime che emergono da queste analisi mostrano come, finanziando con risorse europee e nazionali gli ingenti interventi necessari per liquidità delle imprese, trasferimenti alle famiglie, investimenti pubblici e privati aggiuntivi in sanità, tecnologia, ambiente, è possibile far ripartire il Paese lungo un sentiero sostenibile di medio termine.
Confindustria, insieme con le Confindustrie tedesca e francese, ha proposto un piano europeo straordinario di entità pari a 3000 miliardi di euro di investimenti pubblici. Considerando una prima tranche pari a 500 miliardi dilazionata su un periodo di 3 anni, fatta inizialmente anche di misure per la liquidità e, poi, soprattutto di investimenti in sanità, infrastrutture e digitalizzazione, questo sarebbe in grado di alzare la crescita in Italia e nell’Eurozona di rispettivamente 2,5 e 1,9 punti percentuali nell’orizzonte di stima.