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TABELLA-1TABELLA-2Difficile l’analisi congiunturale dell’industria della gioielleria nel primo trimestre del 215. Le rilevazioni statistiche “ufficiali” (presso le imprese) delle principali variabili economiche portano a deduzioni contrastanti.
Le esportazioni in termini nominali appaiono stazionarie rispetto al corrispondente periodo di un anno prima. Ma in termini reali (al netto della crescita dei prezzi in euro delle materie prime preziose) si può stimare un calo dell’ordine del -6/8%.
A fronte della stazionarietà in valore delle esportazioni irrompe il balzo in sù (+36,1%) delle importazioni. Nello stesso trimestre 2015 l’import ha rappresentato quasi il 40% dell’export (era il 16% nel 2000, prima dell’inizio della crisi economica). Un balzo che appare ancor più anomalo in presenza dell’arretramento della domanda interna di beni preziosi. E’ pur vero che il valor medio unitario dei gioielli acquistati all’estero è ancora la metà di quello dei gioielli italiani inviati all’estero, ma il v.m.u. dell’import è cresciuto del nel primo trimestre del +16,1%; mentre risulta stazionario quello dell’export.
Sul piano delle destinazioni dei gioielli (in valori nominali), è continuato l’arretramento degli Emirati Arabi (-27,6%). Per contro, hanno ripreso a crescere le vendite di gioielli alla Svizzera (+10,2%) e a molti altri paesi di smistamento, da dove – per buona parte – i gioielli italiani vengono ri-esportati in altri paesi. Probabilmente anche in Russia dove, a causa del noto embargo, le esportazioni dirette italiane si sono dimezzate in poco più di due anni. Ancora in aumento le vendite in Cina+Hong Kong, Stati Uniti e paesi europei (limitato recupero della Germania, dopo un biennio di flessioni). L’analisi delle provenienze dei gioielli esportati nel primo trimestre 2015 mette in luce il recupero di Vicenza (+10,8%) e l’ulteriore crescita di Valenza Po (+21,4%). Per contro, da Arezzo è stato rilevato un ridimensionamento (-14,4%) che ha portato la quota sul totale al 30% (Vicenza 24,9%; Valenza 22%). Ulteriori discontinuità emergono dai dati del commercio con l’estero di metalli preziosi nel primo trimestre 2015 (raffronti anno su anno): in flessione le importazioni (-10,8%), in ulteriore aumento le esportazioni (+26.7%). Per queste ultime emerge un’altra particolarità: la crescita di oltre il 50% del valore medio unitario. Un dato difficilmente comprensibile, a meno di errori nelle dichiarazioni doganali degli esportatori.

(Franco Marchesini)

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