di Laura Inghirami
23 dicembre 2021
La civiltà della Grecia antica raggiunse una profondità e una ricchezza straordinarie nella filosofia, nella letteratura, nel teatro e in tutte le forme d’arte, plasmando la cultura e il pensiero occidentale sotto molteplici punti di vista. La produzione artistica di sorprendente raffinatezza giunta fino a noi testimonia l’abilità degli antichi greci di avvicinarsi alla perfezione come mai prima nella storia, seguendo gli ideali di equilibrio, proporzione, armonia.
Oggetto centrale dell’arte era l’uomo: consci del proprio intelletto e della propria razionalità, gli antichi greci elevarono l’umanità e ne indagarono gli aspetti più profondi, dando vita a quello che l’archeologo Jean Charbonneaux definì come “il fondamentale umanesimo del genio greco”, destinato a essere “tramandato per secoli, fino al Rinascimento”. In questa concezione, perfino gli dèi venivano rappresentati con gli stessi pregi e gli stessi difetti degli esseri umani.
Come in ogni manifestazione artistica, anche nell’oreficeria l’uomo assunse un ruolo centrale. Già in età arcaica (600 – 480 a.C.), quando la produzione orafa era ancora piuttosto limitata a causa di un comune senso di moderazione e sobrietà estetica e una scarsa reperibilità di materiale prezioso, la gioielleria iniziò un processo di umanizzazione. Ma la centralità dell’uomo nella ricerca artistica raggiunse l’apice in età classica (480 – 323 a.C.), periodo in cui ogni forma d’arte, dall’architettura alla scultura e all’oreficeria, raggiunse uno splendore senza precedenti. Sono frequenti le rappresentazioni di visi o scene umane nella gioielleria di quegli anni. “Molteplici sono le meraviglie della natura ma, fra tutte, la più grande meraviglia è l’uomo”: queste le parole di Sofocle.
Ed è nella dimensione comune della città-stato, della polis, che l’intelletto umano trovava la sua massima espressione. Nell’Atene di Pericle era fortissimo il senso di coscienza collettiva: ogni aspetto della vita dei cittadini era legato alla vita della comunità, al punto che gli interessi pubblici sovrastavano gli interessi privati. E l’oreficeria rifletteva questa filosofia: se i privati cittadini possedevano pochissimi gioielli, erano invece colmi di monili d’oro i santuari, intesi non solo come luogo di culto ma come colonna portante della vita civile. I simulacri crisoelefantini, grandiose statue di culto realizzate in oro e avorio, talvolta con pietre preziose, erano dei veri e propri contenitori di incommensurabili ricchezze. L’esempio più celebre è la statua di Zeus a Olimpia, una delle sette antiche meraviglie del mondo. L’opera dello scultore Fidia era colossale, imponente, un vero capolavoro in cui l’oro diventava simbolo del culto religioso, come già era avvenuto nei tempi più antichi. Infatti, per numerose civiltà questo metallo prezioso, a causa della sua lucentezza e incorruttibilità, ha rappresentato un collegamento con la divinità.
I gioielli di uso privato in età classica erano generalmente privi di pietre preziose e avevano uno stile semplice e lineare, come testimoniato dalle numerose immagini femminili rappresentate con ricchezza di particolari tramite la pittura vascolare, la documentazione figurativa più rilevante a quel tempo. Lo sbalzo, il cesello, la filigrana e la granulazione sono alcune delle tecniche che gli antichi artigiani utilizzavano con grande maestria per la lavorazione di diademi, collane, anelli, orecchini, bracciali.
In età ellenistica, periodo che ebbe inizio con la morte di Alessandro Magno nel 323 a.C. e terminò con la conquista romana alla fine del I sec. a.C., la cultura greca si diffuse nell’intera area del nuovo impero, nel Vicino e Medio Oriente. Il gioiello divenne spesso strumento politico. Esso non era più legato alla vita pubblica della polis: la libera città-stato dell’età classica era lentamente scomparsa lasciando spazio alle tendenze assolutistiche dei monarchi, nuovo oggetto di culto dell’arte. Ad esempio, Alessandro Magno era solito commissionare elaborati intagli e cammei per celebrare la propria figura.
L’arte greca assorbì numerose influenze artistiche dalle civiltà con cui entrò in contatto in età ellenistica. Dall’Oriente giunsero una grande abbondanza di materiali preziosi e nuove ispirazioni decorative, e la gioielleria greca subì una profonda trasformazione assumendo uno stile elaborato, fastoso e raffinatissimo. L’oreficeria si espresse in un trionfo di forme e significati, con decorazioni ricche e maestose che raffiguravano spesso scene e personaggi mitologici.
Orecchini, collane, ciondoli, spille, bracciali, anelli, diademi e preziosi ornamenti per capelli in oro erano arricchiti dagli artigiani orafi con perle, smeraldi, ametiste, granati, corniole e cristalli di rocca. La raffinatezza dei gioielli era data anche dai vivaci contrasti cromatici, ottenuti con smalti dai toni brillanti.
La civiltà della Grecia antica, la patria della filosofia, si è caratterizzata per la sua profondità e ricchezza di pensiero, che ha saputo tradurre, nel corso della sua storia, in una magnifica produzione artistica dalle molteplici sfaccettature. Ci ha lasciato alcune delle opere più affascinanti a cui l’umanità abbia mai dato vita, nell’ambito della scultura, dell’architettura, della pittura, dell’oreficeria. Così scrive l’archeologo Roland Martin: “Legata allo slancio vitale di una civiltà vivificata da un umanesimo razionale ed equilibrato, l’arte greca ne ha ricevuto il suo profondo dinamismo, la sua potenza creatrice, le sue forze di rinnovamento, il suo gusto per le proporzioni, i suoi valori funzionali e i limiti di un equilibrio sempre in armonia con la natura umana”.
Foto in evidenza: bracciali dorati con teste di leone, 450 – 400 a.C.