Bilanci altalenanti per il comparto dell’oreficeria, argenteria e gioielleria italiano che dall’inizio dell’anno si avvicenda tra picchi nell’export e previsioni frenate sulla produzione industriale. A fare il punto è l’analisi elaborata per Federorafi dal Centro Studi di Confindustria Moda che ha evidenziato i numeri in crescita e le prospettive per gli ultimi mesi dell’anno. Dopo una prima crescita dell’export a due cifre (+16,6% in valore) a inizio anno, il secondo trimestre si destreggia tra un sensibile rallentamento delle vendite in aprile e maggio (+0,8% sull’analogo bimestre 2022) e una forte ripresa della domanda estera a giugno. Nei primi 6 mesi le esportazioni italiane del comparto sono salite globalmente del +15,3%, superando i 5,55 miliardi di euro, confluendo principalmente in Svizzera, USA, Francia ed Emirati Arabi. Parallelamente la gioielleria da indosso in oro – la voce più significativa del comparto – ha chiuso in negativo per quantità, con un -7,6% nei KG. I risultati sulle aziende indicano un aumento del fatturato nel primo semestre 2023. Quasi tre imprese su cinque (58%) hanno sperimentato una crescita dei ricavi sull’anno precedente e per il 18% l’incremento è stato superiore al +20%. Relativamente ad aprile-giugno la stima del fatturato è pari al +7,2% (nel trimestre iniziale dell’anno era invece del +11,3%). Anche l’occupazione segna un aumento, seppur lieve: +1,5% su dicembre scorso, secondo la banca dati di Infocamere, arrivando così a 32.746 addetti tra industria e artigianato. In calo, invece, il numero di imprese attive, sceso a fine giugno a 6.977 (-0,9%). Secondo la ricerca, questi segnali fanno presagire un ulteriore “raffreddamento” nell’evoluzione congiunturale della seconda parte dell’anno, confermato anche dall’indice ISTAT della produzione industriale che negli ultimi mesi ha registrato dei cali superiori al -4% e dalle previsioni formulate nel luglio scorso dal campione di Associati in riferimento all’andamento del fatturato nel terzo trimestre, atteso in brusca decelerazione anche in base a una minore raccolta di ordini nel secondo trimestre rispetto al recente passato.