L’impatto del Covid-19 sull’economia del Paese è stato sicuramente negativo e il settore orafo, argentiero e gioielliero è uno di quelli che ha subito più ripercussioni. Secondo i dati emersi dalla recente indagine del Centro Studi di Confindustria Moda per Federorafi, nel quarto trimestre del 2020 il 75% delle aziende del settore ha riscontrato un calo del fatturato con una flessione media del -20,2%. Anche il numero di ordini, sempre in riferimento all’ultimo trimestre e in relazione allo stesso periodo dell’anno precedente, segna per l’81% delle aziende dinamiche negative (in media -17,5%). «L’emergenza sanitaria ha avuto e sta avendo pesanti ripercussioni sul comparto del prezioso. Le stime di chiusura del 2020 indicano una perdita di quasi un terzo del fatturato, ovvero di oltre 2 miliardi di euro. La moda è tra i settori manifatturieri più colpiti e la gioielleria, all’interno del “fashion”, è quella con i risultati più pesanti – sottolinea Ivana Ciabatti, presidente di Confindustria Federorafi – Ciononostante è ammirevole lo sforzo dei colleghi imprenditori nel cercare di mantenere aperte le imprese e garantire continuità alla propria produzione, salvaguardando i livelli occupazionali e lanciando nuove sfide e nuove collezioni. Tutto questo dopo oltre un anno di restrizioni e chiusure obbligate e con ristori insufficienti. Il 2020 è stato un anno complicatissimo e per l’anno in corso non ci sono segnali incoraggianti». Analizzando la situazione mondiale, per il 61% delle aziende intervistate nessun mercato risulta ripartito mentre il restante 39% segnala alcuni segni di ripresa della domanda da parte di USA, Emirati Arabi, Francia e Germania. Parlando di fatturato annuo, l’89% delle aziende nel 2020 ha subito un calo: il 3% degli intervistati entro il -10%, il 18% cede nella fascia tra il -10% e il -20%, il 26% indica perdite tra il -20% e il -35%, un 23% tra il -35% e il -50%, l’11% degli intervistati segnala un calo tra il -50% e il -70% e, infine, il restante 8% accusa cali oltre il -70%.
La flessione media annua riscontrata dal settore è del -28,8% che si traduce in una perdita di oltre 2 miliardi di euro. Parallelamente anche la produzione è diminuita del -33,8%. In quest’ultimo anno le vendite online hanno rappresentato per molti un’ancora di salvezza, soprattutto in periodi in cui la pandemia ha costretto la chiusura dei negozi e il divieto di viaggiare. Un’ampia maggioranza del campione (69,4%) ha infatti fornito indicazioni circa l’e-commerce come strumento per l’export. Tuttavia, per il 65% degli intervistati il canale digitale non ha avuto alcuna incidenza sulle vendite estere, mentre per il 23% l’incidenza non supera il 10%. Solo per il 7% le vendite online hanno superato il 50% del fatturato estero.
Nonostante la situazione sanitaria, a distanza di un anno, non sia cambiata molto, per il primo trimestre del 2021 il 14% delle aziende prevede una crescita delle vendite e il 19% una stabilizzazione sui livelli di gennaio-marzo 2020. Il restante 67% ha ancora dubbi su una ripresa delle vendite in questo periodo. Interrogati sull’evoluzione generale della ripresa del settore, il 18% prevede un rialzo nel primo semestre del 2021, il 49% lo prospetta per il secondo sempre, mentre il 33% rimane pessimista e prevede il trend negativo per tutto l’anno. Sul fronte occupazionale, rispetto al 2019, il 26% del campione indica un calo degli addetti in base a quanto consentito per legge. Per il 61% delle aziende orafe, invece, la manodopera è rimasta invariata nel corso del 2020. Per quest’anno, invece, il 68% delle aziende intervistate prevede un organico invariato rispetto a quello attivo al 31 dicembre 2020. Il 26% prospetta un calo dei dipendenti mentre solo il 6% prevede un aumento.