di Laura Inghirami
Dal suo atelier milanese nel cuore di Brera, Beatrice Bongiasca celebra, attraverso le sue creazioni, la vitalità dei colori che si sposa alla perfezione con la sua personalità. Ama il suo negozio, che è il frutto del successo che ha ottenuto a partire dal lancio della sua prima collezione. Attualmente sta terminando una linea di gioielli che presto presenterà al mercato americano dove è già considerata una designer di riferimento. I suoi gioielli, così colorati, spumeggianti e pop, riflettono la sua energia.
Come nasce la passione verso il mondo del gioiello?
«La passione verso questo mondo mi ha accompagnata fin dalla mia infanzia quando mia madre, che ha sempre lavorato nel settore del lusso, mi portava con sé in tutti i suoi viaggi di lavoro. A questo ho unito l’altra mia forte passione per l’Asia: un luogo ricco di fascino dove ho vissuto esperienze che hanno inevitabilmente influenzato le mie creazioni. Nel processo creativo queste mie due passioni si intrecciano diventando una cosa sola».
Come esprimi questa tua passione?
«Si legge in tutte le mie collezioni. L’ho espressa a partire dalla prima collezione No Rice No Life che si ispira all’unione tra la cultura orientale e i simboli di quella occidentale. Esplora ciò che è considerato prezioso nelle due differenti culture creando un forte legame tra esse. I gioielli che ho realizzato rappresentano chicchi di riso e perle, simboli rispettivamente della vita per la cultura orientale e del benessere per quella occidentale. Anche nella seconda collezione Golden Lesson trasformo il profondo significato e la storicità dei caratteri cinesi in gioielli. Questa collezione per me rappresenta un ponte che ci invita a guardare con stupore e curiosità le culture diverse dalla nostra. Floricultural, invece, è una collezione ispirata al linguaggio dei fiori giapponese, il Hanakotoba. Ho scelto tre fiori in particolare: l’heliconia, che simboleggia l’unicità, il caprifoglio, che esprime i legami amorosi, e il giglio tigrato che indica la prosperità. Floricultural è cresciuta e si è evoluta nella collezione You’re So Vine! in cui i pezzi cult vengono contaminati da fantasiosi viticci in smalto colorato dal tocco pop».
Qual è stato il tuo percorso formativo?
«Dopo aver frequentato la scuola inglese a Milano, a sedici anni sono entrata alla Central Saint Martins di Londra dove ho seguito i corsi di moda. La svolta è avvenuta durante il Degree Show del corso di laurea triennale quando ho ricevuto la lode e la mia docente, davanti ai miei genitori, mi ha spronata a sviluppare la mia visione artistica e a creare un marchio tutto mio».
Quindi cosa hai deciso di fare?
«Dopo la laurea ho ricevuto un’importante proposta lavorativa a New York. Una volta arrivata lì ho deciso però di tornare a Milano e di mettermi in gioco. Era settembre del 2014 ed è a partire da quel momento che ha preso vita Bea Bongiasca. Ho presentato la mia prima collezione a 10 Corso Como. Poi ho partecipato a un’esposizione di gioielli nella Galleria di Antonella Villanova nella sezione di Design Art Basel a Miami. La galleria ha esposto i miei lavori anche nell’edizione di MiArt del 2015 e nella successiva edizione di Design Art Basel. Sempre nel 2015 ho presentato Endless?, una capsule collection di gioielli sviluppata insieme alla rivista Toilet Paper. Poi, a novembre del 2015, ho vinto “Premio Giovani Imprese – Believing in the Future” di Altagamma nella categoria gioielli».
Cosa vuoi trasmettere attraverso la tua arte?
«Voglio trasmettere gioia, allegria, felicità e divertimento. Le stesse sensazioni che provo quando, camminando per strada, mi accorgo che persone che non conosco indossano i miei gioielli».
Esiste una tua creazione alla quale sei particolarmente affezionata?
«Sono molto legata all’anello smaltato della collezione You’re So Vine!, è un anello che ha sancito l’inizio del mio stile. La collezione è partita dall’idea di rendere omaggio all’ironia, un tratto distintivo del mio carattere. Il nome, infatti, è un gioco di parole, in cui Vine rimanda al viticcio, una pianta rampicante che ho tradotto in gioiello capace di arrampicarsi sulle dita e sul corpo».
Quali sono le caratteristiche peculiari dei tuoi gioielli?
«Quando penso ai miei gioielli li immagino come forme d’arte. Ogni gioiello nasce da un concetto, da un’idea che è l’aspetto chiave del mio processo di creazione. Ogni pezzo costituisce per me un mondo in miniatura fatto di fantasia dove chi lo indossa si può immergere. Mi diverte inoltre riprendere le linee e le forme classiche, svecchiandole e dando loro un tocco divertente».
Come immagini Bea Bongiasca in futuro?
«Non faccio previsioni. Ho sempre lavorato seguendo la mia passione e il mio istinto e vorrei continuare a fare tutto quello che faccio perché mi rende felice e spero che questa felicità sia trasmessa anche agli altri che guardano e indossano i miei gioielli».